Presentarsi è troppo semplice, e di natura non amo le cose semplici.
Presentarsi è una tendenza troppo umana, troppo volubile, troppo schematica e restrittiva.
Come potrei presentarmi se non so neanche io chi sono... o cosa sono?
Non saremo mai in grado di conoscere qualcuno a fondo, poiché quello stesso qualcuno un giorno potrebbe voltarsi, inglobarti nel suo sguardo e morderti fino a farti morire, lentamente, dolorosamente.
Mi piace studiare le reazioni delle persone di fronte a ostacoli più o meno differenti, mi piace pensare che io non avrei agito in quel modo fino a quando mi capita la stessa situazione, e come una stupida bambina che ha appena iniziato a strascicare qualche insensata parole, agisco per mimesi, copio chi prima di me l'ha affrontato.
Ed è così che mi ritrovo in pensieri senza un inizio né tantomeno una fine, viaggio silenziosa nel circolo vizioso dei se, dei ma, mi estraneo e mi studio e tengo sempre presente che nonostante tutti i perché che mi pongo, non sarebbe opportuno domandarsi perché di ogni cosa, di ogni avvenimento, di ogni situazione.
Non è importante saperne il motivo, che tanto non t'aiuta a risolverlo.
Non se ne va come lo smalto a contatto con l'acetone.
Come l'inchiostro dalla pelle chiara se strofinato con abbondante alcool.
Tutto ciò che pensiamo di aver lasciato andare in realtà ancora esiste e persiste in noi, ci sta attaccato come le sanguisughe, e l'unica risposta al perché che sorgerebbe spontaneo è che siamo ricoperti di sostanza incollante impossibile da distruggere, impossibile da lavare via.
Un costume di scena cucitoci addosso troppo stretto alla vita e troppo largo alla base.
Non puoi toglierlo, come ai manichini nei negozi.
Reagire male alla realtà è un mio triste hobby.
Cosa farai, ora?
Mi siedo sul davanzale della finestra, guardo il mondo, le montagne, i riflessi, la stella polare.
1200 km. Solo 1200 km.
E tu tornerai dall'estero.
Eleh!!! finalmente riesco a commentare!!!!^o^ benvenuta su blogspot, cara!!!^V^
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