giovedì 30 giugno 2011

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Ma la luce che splende in te è come veleno.
Come sangue caldo che cola dai margini di una ferita.
Brucia, brucia e urlo, cado, piango.
Mi strappi un orecchio, non vuoi più sentirmi urlare, mi lanci dalla finestra ma ti mordo il braccio e tu, tu stupido umano, vieni con me.
Ovunque io voglia, ovunque tu voglia.
Non sono più ciò che credevi, e i tuoi occhi che muoiono di disperazione non mi fanno più dolcezza, non mi farai più paura, ora sei tu che devi averne di me.
Scappa, scappa, scappa. Tanto ti prendo, razza di canaglia.
Ti strapperò a brandelli la tua magnifica pelle candida.
Ti divorerò come carne fresca, ti ammazzerò di graffi e di violenza.
Voglio sentire le scaglie di tessuto sotto le mie unghie e compiacermene.
Non provare a divincolarti, feccia, non provarci; lasciami fare, lasciami sentire il potere che fa saltare tutti i miei neuroni, fammi annusare il tuo terrore, lasciami liberare il mio istinto omicida.
Scappa. Scappa, se puoi.
L'alba è vicina, ed io perdo forza.
E' un consiglio stupido umano, scappa.
Scappa o vieni con me.
Alle porte dell'inferno.
Ringrazia la tua buona stella.
Se quel bagliore di luce non mi avesse accecato, non avresti avuto scampo.
Il giorno ormai s'è fatto.
E io ti amo come prima.

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